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Ci tengo in premessa a ringraziare il giornalista Marco Montanari, per l’aiuto che mi ha dato nel ripercorrere la carriera di un giocatore che non ho avuto il piacere di veder giocare dal vivo per questioni anagrafiche.
Mauro Bellugi aveva detto che intendeva tornarci al più presto a Bologna. A novembre, purtroppo, gli avevano dovuto amputare entrambe le gambe, eppure ebbe la forza di scherzare anche con il chirurgo: “mi hanno tolto anche quella con cui ho segnato l'unico goal in carriera” (al Borussia, in Coppa dei Campioni).
Il difensore dai piedi buoni che giocò tra Inter, Bologna, Napoli e Pistoiese, con 32 presenze in Nazionale (titolare al Mondiale di Argentina del 1978), è morto a Milano all'età di 71 anni.
Dopo aver vinto lo scudetto con l'Inter nel ’71, approdò a Bologna con un ginocchio che non gli dava garanzie. Cinque stagioni nella nostra squadra, dal 1974 al 1979, con 91 presenze in Campionato, 18 in Coppa Italia e 2 in Coppa delle Coppe. Capitano per quattro stagioni e gli anni migliori in Nazionale vissuti da rossoblù.
Prima “Leone di Webley” con la maglia azzurra, nel famoso 1-0 firmato da Capello nel ’73, poi “Leone di Varsavia” nell'ottobre del ’75 con il Bologna, annullando il polacco Szarmach.
Bruno Pesaola, tecnico del Bologna di quegli anni, un giorno nello spogliatoio stava impartendo alla squadra le ultime indicazioni prima della partita. Una carezza e un consiglio per tutti, niente per Bellugi. “Mister, e io che cosa devo fare?”. Sorriso sornione del Petisso: “ai campioni non dico niente, lo sanno da soli che cosa devono fare…”.
Stopper di classe e fisico invidiabili, piedi magici, senso dell’anticipo e sicurezza nei contrasti. Pesaola lo piazzò al centro della difesa: una garanzia in campo e un uomo da spogliatoio, scanzonato e ironico, amatissimo dai compagni per la capacità di fare gruppo.
A fine carriera, ha messo il suo spirito toscano al servizio di diverse emittenti nazionali e locali. Un commentatore mai banale, capace di parlare la lingua del pallone.
Quelli con la maglia del Bologna sono stati gli anni della maturità, della maglia azzurra e anche delle sofferenze causate da quel ginocchio che non lo lasciava in pace. Franco Colomba, suo compagno di squadra per anni, lo ha ricordato ieri con parole molto belle. Con quella gentilezza che contraddistingue Franco e molti giocatori gentiluomini di quel tempo.
Mauro Bellugi è un altro pezzo di Bologna che se ne va: oltre ai piedi buoni, ci rimangono il suo sorriso e la personalità.
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