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"Per un paese più libero e civile"
Aprile 2018, Italia, Bologna: ragazzo inglese di vent'anni aggredito, insultato, picchiato.
Un giovane picchiato non per quello che ha, non per quello che fa, ma per quello che É: è GAY.
Maggio 2017: "L’omofobia e la transfobia violano la dignità umana, ledono il principio di eguaglianza e comprimono la libertà e gli affetti delle persone. A nessuno può sfuggire che qualunque forma di persecuzione in base all’orientamento sessuale costituisca, sempre e ovunque abbia luogo, una violazione inaccettabile dei diritti umani universali”. In occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a scegliere con queste parole di prendere posizione e lanciare un messaggio in difesa delle vittime di discriminazione.
L’omotransfobia è una piaga sociale. Quel complesso di reazioni di ansia, avversione, rabbia, paura che alcuni provano nei confronti delle persone LGBTI, sta alla base di un sistema di pregiudizi e stereotipi che giustifica la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale e dell’identità di genere e l'uso di linguaggi e comportamenti aggressivi verso gay, lesbiche, transessuali, svalutandone lo stile di vita rispetto a quello eterosessuale.
Insultare, picchiare, fomentare odio transfobico sono comportamenti che calpestano ogni senso civile, ogni principio di coesione sociale, i diritti e le libertà di un'ampia parte della popolazione.
Non possiamo lasciare che l'Italia sprofondi nel baratro dell'odio civile, delle atmosfere intimidatorie, dei deliri sulle purezze etniche e culturali. Non vogliamo assistere in silenzio a questo scempio dei valori democratici e della coesione sociale faticosamente raggiunti dall'Italia repubblicana.
Il tema del cambiamento dell'orientamento sessuale è del resto un tema ancora aperto, sebbene l'Organizzazione Mondiale della sanità nel 1990 abbia cancellato l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali, definendola per la prima volta "una variante naturale del comportamento umano". Sono state diverse però nei secoli le tecniche utilizzate per "guarire" gli omosessuali e alcune persistono ancora laddove l'omosessualità viene considerata reato dallo Stato di appartenenza o addirittura da comunità locali: parliamo di trattamenti psicologici come terapie dell'avversione e della conversione, psicoanalisi, elettroshock, suggestioni ipnotiche, iniezioni di farmaci, preghiere e anche esorcismi.
Non c'è da stupirsi purtroppo, accade anche in Italia quando superstizione e ignoranza hanno il sopravvento sulla scienza, la conoscenza e la lucidità mentale.
L'omosessualità non è una malattia fisica o mentale, non è un comportamento sbagliato. L'omosessualità è.
Si chiama Roberta, Andrea, Alessandra, Giovanni. Ha un nome, una famiglia, degli affetti e degli amici, magari frequenta la palestra o la parrocchia, magari usa lo scooter o la bicicletta, magari va a teatro o al cinema, magari passeggia in riva al mare mano nella mano, magari studia, magari lavora o è senza occupazione. Magari è normale. Magari è una persona.
Attendiamo da molto tempo che sia sancito nero su bianco quale reato l'alimentazione del pregiudizio contro le persone omosessuali, bisessuali, transessuali. La proposta di legge è ferma in Senato da anni, la sua approvazione aiuterebbe a conciliare una comunità di uomini e di donne che sull'omosessualità hanno ancora tanti pregiudizi, creando le condizioni dello stigma e dell'esclusione sociale, nonché di forme diffuse di violenza e prevaricazione.
L'omofobia può essere affrontata e magari sconfitta. Nessun esorcismo, nessun elettroshock, nessuna terapia psicologica o psichiatrica, nessun farmaco. L'omofobia si può battere anche con una legge, con una profonda campagna di ascolto e di riconoscimento reciproco, con un atteggiamento culturale di educazione alle differenze e all'inclusione.
E allora ancora una volta è dalla politica che deve partire l’esempio, con fatti concreti, come l’approvazione di leggi in ambito nazionale e locale per combattere questi fenomeni, per ribadire i valori indisponibili della laicità dello stato e del rispetto dei diritti individuali e delle libertà civili, per dare risposte.
Per questo presento un Ordine del Giorno, di cui chiedo la trattazione urgente nella seduta di Consiglio odierna, che porto al tavolo della Presidenza, già sottoscritto da molte colleghe e colleghi della maggioranza, che ringrazio, e che spero trovi la condivisione di tutta l'aula. Perché davanti alla violenza e alla prevaricazione non si può tacere. Mai.
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