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Parte dal Liceo Copernico di Bologna, da quei banchi sui quali sedevo anch'io, l'iniziativa di 63 insegnanti di leggere agli studenti la nostra Costituzione e parlare del fenomeno migratorio e dell'accoglienza alle persone migranti.
Sergio Lo Giudice, che ho avuto la fortuna di avere come professore nel mio percorso scolastico, ex senatore ed ex capogruppo qui in Consiglio comunale, ha aderito all'iniziativa spiegando il "senso di disagio profondo per lo smarrimento di valori comuni, di fronte all'arrivo di poche decine di migranti, che il nostro Paese lascia in mare a soffrire. Tu entri in classe come sempre- ha aggiunto Lo Giudice - a commentare gli articoli della Costituzione, a leggere Primo Levi o Hannah Arendt, e intanto fuori succedono fatti che vanno nella direzione opposta a quella che la scuola sta indicando".
É contro questa ambiguità, contro questo deragliamento dalle norme più basilari della civiltà, che gli insegnanti si sono mobilitati, per provare a elaborare con gli studenti un pensiero su questi fatti.
Cosa ci sta succedendo, infatti, come Paese, come comunità?
Questa e altre iniziative devono scuotere le coscienze.
Attività simili sono partite anche in altre scuole della nostra città, materne ed elementari, dove le insegnanti hanno firmato appelli per fermare le morti in mare e si propongono di condividere con gli alunni i fatti che stanno accadendo, i respingimenti e i porti chiusi. Le docenti delle scuole Longhena parlano di "esigenza di non rimanere indifferenti".
Contro l'indifferenza si sono mobilitati anche i presìdi antirazzisti in molte piazze d'Italia, sabato scorso. In Piazza Nettuno, eravamo in tante e tanti nonostante la pioggia.
Conosciamo i tempi non lontani in cui fu coniato il raccapricciante programma della "soluzione finale".
Qui, oggi, rischiamo la fine del senso di umanità, rischiamo la barbarie, la stessa indifferente "amoralità" di chi "obbedì agli ordini" senza opporre a quegli ordini nè critica alcuna nè un proprio intimo senso di giustizia. Come fossero delle macchine, senza pensiero, senza idee, senza valori.
Siamo di nuovo di fronte alla "banalità del male" (Hannah Arendt) siamo di nuovo sul ciglio di una pericolosa deriva, ed è perciò importante che si levino voci salde, da Bologna e non solo.
Le migrazioni non finiranno perchè qualche porto rifiuta di accogliere, non finiranno perchè a centinaia muoiono in mare. Bisogna riprendere a gestire l'accoglienza, a condividere con gli altri Paesi europei le responsabilità, valorizzando esperienze virtuose d'integrazione, modelli di cui ha parlato il mondo intero.
Serve una strada alternativa, sul piano politico e culturale, per offrire risposte credibili: l’adesione agli accordi internazionali per il governo dei flussi e, insieme, il sostegno alle comunità locali, alla rete dei Comuni e del Terzo settore, quali elementi centrali per gestire in maniera pacifica e umana i fenomeni migratori.
Ecco dunque dalle scuole di Bologna levarsi di nuovo un grido, da parte di coloro che hanno il compito di educare i giovani a diventare adulti: "siamo convinti che in questo contesto non sia possibile per noi docenti far finta di niente- si legge nella parte finale del loro documento - e continuare a ignorare nella nostra attività didattica i fatti che si muovono intorno a noi, perché una scuola che non riesce a facilitare la comprensione e la rielaborazione di quello che accade al di fuori non svolge la propria funzione".
Io ho avuto la fortuna di frequentare scuole e insegnanti che avevano come faro questi valori e sono felice di leggere in questi giorni che sia ancora così.
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