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Alberto Bucci è stato un mito della pallacanestro.
Nato alla Bolognina, diventò presto allenatore professionista.
Esordì ad appena venticinque anni come allenatore in Serie A, sulla panchina della Fortitudo e, nel tempo, divenne un pilastro della Virtus, con la quale vinse all'esordio il campionato italiano e la Coppa Italia.
Dopo altre esperienze positive in giro per l’Italia, nel 1993 tornò alla Virtus e in un quadriennio vinse altri quattro trofei (due scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana).
Dal 2016 è stato Presidente della Virtus.
Estate 1983, il 24enne Ettore Messina arriva a Bologna come vice di Alberto Bucci e viene “Travolto dal suo entusiasmo. Inconsueto, sorprendente, contagioso” - racconta oggi - “Alberto era un’idea dopo l’altra, su come giocare e come gestire tutte quelle stelle, Villalta, Bonamico,Brunamonti, gli americani. Sentiva la responsabilità di guidare la Virtus nella sua amatissima città. La girò in positivo, la sua grande sfida”.
“Gli volevano tutti bene, aveva cuore, intelligenza, orgoglio e passione, era un uomo buono nell’accezione più ampia del termine, uno su cui potevi sempre contare” dice di lui Alfredo Cazzola.
Da tifosa della Virtus e da sportiva ho sempre ammirato il grande Alberto Bucci e il 21 giugno 2017, quando abbiamo festeggiato la Virtus qui in Comune, ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente e di scambiarci una chiacchierata, sempre col sorriso.
Per tutti, Bucci era l’allenatore della stella conquistata nel 1984 contro Milano di Dan Peterson.
Per me, che nell’84 avevo solo 3 anni, era il grande mister che allenava, tra i tanti, il campione Sasha Danilovic: insieme, in quegli anni hanno reso grande le Vnere.
Oltre alle vittorie, tante, resta il suo messaggio di grande forza, per aver vissuto la disabilità, alla luce del sole, dentro lo sport e per aver poi affrontato la malattia in questi ultimi anni. “Io ho la mia vita e voglio viverla bene, mi impegno al massimo per riuscirci”, disse in un’intervista qualche anno fa.
Ieri la Virtus non è riuscita a dedicare la vittoria ad Alberto. Lo ha fatto il Bologna Calcio, allo stadio prima del fischio d’inizio eravamo tutti in piedi, commossi in un grande applauso per lui. Ne sarebbe stato felice, perché ha sempre amato il calcio.
Scrive oggi di lui Marino Bartoletti: dopo la partita di ieri avrebbe scritto un messaggio dei suoi all’allenatore del Bologna “Bravo Sinisa, ti voglio bene”.
E allora, grazie Alberto.
Grazie per quel modo che avevi di stare in panchina, di abbracciare i giocatori, di non avere peli sulla lingua, ma sempre con un fare gentile.
Grazie per averci fatto sognare, canestro dopo canestro, a Palazzo o davanti alla TV.
Grazie per quell’esultanza contagiosa.
Domani sarà allestita la camera ardente nella Sala Tassinari qui a Palazzo d’Accursioper l’ultimo saluto della sua città, che tanto amava, a un grande uomo e a un grande allenatore.
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